Negli ultimi anni quando si trattano tematiche ambientali si cita quasi immancabilmente e spesso in modo improprio la biodiversità. Siamo ormai tutti abituati a sentire questo termine ma quanti di noi sanno cosa sia effettivamente la biodiversità e perché è così importante? In ecologia la diversità biologica o biodiversità è la varietà di organismi viventi, una varietà che può esprimersi nei geni, nelle specie, nelle nicchie ecologiche e negli ecosistemi. Tutte le forme di vita di una determinata area convivono in rapporti spesso complessi, talvolta fragili, e ognuna grazie al proprio specifico ruolo, contribuisce a controllare e regolare gli equilibri ecologici. In un epoca in cui gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai una realtà oggettiva, la ricchezza in biodiversità di un’area assume un’importanza fondamentale poiché maggiore è la ricchezza di diversità biologica, maggiore sarà la resilienza ovvero la capacità di resistere ad una perturbazione ambientale e di recuperare lo stato perduto.
Il Matese rappresenta una delle aree con più alto indice di biodiversità dell’Appennino centro-meridionale, non è un caso che sia stata scelta per la creazione dell’omonimo Parco Nazionale. Tuttavia chi si accinge a studiarne la fauna o la flora si accorge ben presto di quanto questo straordinario angolo di natura risulti non sufficientemente indagato: sono ancora scarse le pubblicazioni sull’ argomento e spesso i contributi scientifici disponibili risultano difficilmente reperibili al di fuori degli ambienti accademici.
Partendo dal presupposto che è impensabile cercare di attuare qualsiasi strategia di tutela e conservazione senza conoscere a fondo l’ambiente che si intende preservare, nel 2023 è nato il sito Matese e Natura, con lo scopo di conoscere e far conoscere il Matese e le innumerevoli forme di vita che lo abitano. Il sito vuole essere un archivio in continuo aggiornamento di immagini e dati relativi alla diversità biologica vegetale ed animale del massiccio montuoso: dati noti raccolti recuperando i contributi scientifici disponibili in letteratura e migliaia di dati inediti raccolti attraverso una lunga e meticolosa ricerca diretta sul campo, frutto di centinaia di escursioni mirate o casuali effettuate dal 2010 ad oggi.
Il settore maggiormente indagato, fin dall’inizio è stato quello della flora che risulta di particolare importanza per la nutrita presenza di elementi endemici dell’Appennino. Tra i tanti ricordiamo l’acero di Lobelius (Acer cappadocicum subsp. lobelii), l’achillea di Tenore (Achillea tenorei), la sassifraga del Gran Sasso (Saxifraga exarata subsp. ampullacea), la sassifraga porosa (Saxifraga porophylla), l’Aubrezia di Colonna (Aubrieta columnae), il caglio della Majella (Galium magellense), la genzianella di Colonna (Gentianella columnae), il geranio dell’Appennino meridionale (Geranium austroapenninum). L’elenco floristico per l’intero territorio del massiccio, in base ai dati disponibili risultava costituito da 1243 entità.
Le ricerche sul campo hanno portato all’individuazione di oltre 300 ulteriori entità non ancora citate in letteratura per il Matese e alla riconferma di alcune specie la cui presenza era considerata dubbia perché citate in modo vago o perché non più ritrovate da molto tempo come nel caso di Gentiana dinarica, Stachys palustris, Potentilla erecta, Linum nodiflorum.
Alcune specie, tra le altre Cynoglossum magellense, Gagea bohemica, Cardamine amporitana, Myosotis stricta, sono risultate nuove per la flora del Molise o della Campania. Oggi possiamo affermare che la flora del Matese è costituita da oltre 1500 entità, ma si tratta senza dubbio di un numero destinato ad aumentare visto che nuove specie vengono individuate di continuo. Certamente degno di nota è l’aver documentato la presenza sul massiccio di almeno 60 specie di orchidee spontanee. L’intera famiglia delle orchidacee rientra nell’ Allegato I della convenzione di Washington del 1973 (CITES) che regola il commercio delle specie di flora selvatica minacciata di estinzione. Il Matese ha il privilegio di ospitare specie piuttosto rare come Epipogium aphyllum, non a caso conosciuta come orchidea fantasma e che non veniva osservata dal lontano 1845.
Se si esclude la classe degli uccelli (tra le più studiate, con oltre 200 specie censite) anche sotto il profilo faunistico il Matese, si è rivelato un mondo in gran parte ancora inesplorato, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta fauna minore. Tutti sanno della presenza di specie bandiera come l’aquila reale o il lupo appenninico, tuttavia esiste un universo di forme di vita sconosciuto ai più, una miriade di animali di solito poco considerati ma importantissimi per il funzionamento dei sistemi naturali.
Il Matese può vantare la presenza di 17 specie di rettili e 13 specie di anfibi sulla cui frequenza e distribuzione sappiamo ancora molto poco. Anche all’ interno di queste classi non mancano gli endemismi, ovvero entità presenti solo nel nostro paese come il Saettone occhirossi (Zamenis lineatus), la Salamandrina di Savi (Salamadrina perspicillata), la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra subsp. gigliolii) e il sempre più raro Ululone appenninico (Bombina pachypus) che risulta tristemente tra le specie italiane più minacciate.
Anche la classe degli insetti annovera sul Matese un gran numero di specie di elevato pregio naturalistico: si pensi ad esempio a Rosalia alpina o ad Italohippus albicornis, un piccolo ortottero che vive esclusivamente sulle pendici del Miletto e che a causa dell’areale estremamente ristretto è stato inserito nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione (IUCN), alle 710 specie conosciute di lepidotteri (7 delle quali in Direttiva habitat), alle 40 specie di libellule censite dal progetto Matese e Natura (3 in Direttiva Habitat).
Concludendo occorre ricordare che la biodiversità del Matese si esprime anche nel gran numero di varietà di piante orticole tipiche del territorio, fruttifere e ortaggi che per secoli hanno rappresentato un’importante fonte di reddito per i nostri antenati: un patrimonio unico da proteggere e valorizzare.
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